Cos’è l’Osteocondrosi?
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L’osteocondrosi è una patologia delle ossa che in modo degenerativo ne compromette le estremità. Viene conosciuta anche con il nome di osteocondrite e attacca soprattutto le articolazioni. Può insorgere in persone anziane, in soggetti sottoposti ripetutamente a traumi, in sportivi e anche giovani.
Questa malattia ingloba tutta una serie di patologie legate alle ossa e alle cartilagini circostanti, infatti il nome deriva da “Osteo” osso e “Condro” cartilagine. Pur essendo estesa a tutte le ossa dello scheletro questa si manifesta con malattie e sindromi differenti in base alla zona di localizzazione. Acquista quindi delle forme anche diverse tra loro. Le giunture più colpite sono anca, ginocchio, gomito e ossa del piede.
Le stime parlano di una incidenza soprattutto nel sesso maschile.
Osteocondrosi giovanile
Le osteocondrosi giovanili sono quelle patologie che si verificano in soggetti giovani che manifestano un’alterazione ossea e cartilaginea. Questa può manifestarsi soprattutto nell’età della crescita e dell’adolescenza ed è molto differente rispetto a quella che invece si manifesta nell’adulto o legata ad attività sportiva. La sindrome comporta la frammentazione di una piccola parte di osso o di cartilagine, il corpo libero finisce con il provocare dolori e fastidi. Per chiarire lo stato di avanzamento della patologia nei giovani vengono determinati tre grandi gruppi:
Da carico – In questo gruppo rientrano le malattie di Legg Perthes Calvè che interessano prevalentemente il femore (si manifesta soprattutto nei bambini e comporta una necrosi della testa femorale, si sviluppa tendenzialmente tra i 2 e i 12 anni, con incidenza maggiore dai 5 ai 6 anni e comporta andatura lenta, dolore anche alle gambe e ridotta mobilità) o la malattia di Scheuermann che riguarda le vertebre (si tratta di una malattia genetica in cui le vertebre appaiono ricurve, cosa che può degenerare in una forte cifosi e scoliosi).
Da trazione – In cui rientra la malattia di Osgood Schlatter ovvero l’osteocondrosi della tibia (si manifesta soprattutto in fase adolescenziale fra i 12 e i 15 anni con maggiore incidenza nei maschi. Tendenzialmente colpisce solo una gamba e solitamente con il cessare della crescita e grazie alla completa calcificazione dell’osso scompare, più o meno intorno ai 18 anni).
Secondarie – Come la malattia di Kohler I (questa si manifesta in età pediatrica tra i 2 e gli 8 anni, comporta dolore del piede, difficoltà a camminare ma si risolve comunque in modo spontaneo dopo uno o due anni dall’insorgenza).
Le osteocondrosi giovanili solitamente prevedono una regressione spontanea nel tempo, soprattutto quando si presentano in età infantile. Con il completo sviluppo dell’osso la patologia tende a scomparire, talvolta possono comunque restare delle piccole alterazioni.
Per comprendere l’evoluzione dell’osteocondrosi giovanile ci sono quattro stadi distinti della malattia:
Primo stadio – si manifesta un appiattimento dell’osso nel punto in cui si trova la lesione, in questo caso però la situazione non degenera.
Secondo stadio – si crea un frammento, se la lesione si ferma e resta stabile è possibile avere una buona prognosi.
Terzo stadio – il frammento si stacca quasi completamente e quindi si tratta di una lesione instabile che non è positiva.
Quarto stadio – in questo livello il frammento è completamente staccato e quindi vaga nel corpo, anche in questo caso la situazione non è positiva.
Nei giovani la malattia si manifesta con un dolore localizzato, solitamente i primi sintomi compaiono lentamente e poi si aggravano. Si può manifestare anche dolore, indolenzimento, un versamento articolare o un blocco dell’articolazione che quindi impedisce il corretto movimento.
Inizialmente i bambini hanno dolori di lieve entità, possono quindi lamentare al genitore il fastidio ma la cosa potrebbe essere intermittente e quindi non immediatamente palese. Man mano che l’osso si frammenta il dolore diventa più acuto e quindi anche più manifesto.
Il peggioramento può richiedere mesi o anni, non è quindi una patologia che si sviluppa così in fretta in età giovanile. Il dolore si fa insopportabile quando il frammento si stacca e inizia a vagare nel corpo, a tal proposito sarebbe utile un trattamento chirurgico. Qualora invece la situazione non degenerasse è opportuno attendere che regredisca spontaneamente con il passare dell’età (potrebbe impiegarci anche molti anni).
Osteocondrosi nell’adulto
L’osteocondrosi nell’adulto si manifesta in modo diverso e ha un decorso completamente differente. Va distinta però l’osteocondrosi che si manifesta nell’adulto sportivo e quindi a seguito di un trauma e la patologia che insorge invece in un soggetto anziano. I primi segnali che si riscontrano sono dolore, gonfiore, idrartro e blocco articolare. Il decorso è piuttosto lento nell’anziano anche se talvolta la sintomatologia potrebbe apparire come qualcosa di connesso ai sintomi tipici di altre malattie legate all’età come osteoporosi e artrite (gonfiore dell’arto, impossibilità ad effettuare movimenti, dolore). In un soggetto adulto ma più giovane, magari a seguito di un trauma, è più semplice identificare il problema e il quadro patologico.
Dopo una visita medica la procedura ideale è effettuare una radiografia, un’ultrasonometria ossea e una TAC. La diagnosi precoce nell’adulto è essenziale. Mentre nella osteocondrite giovanile si va incontro a regressione spontanea nella maggior parte dei casi e dei soggetti, la patologia in forma adulta non regredisce e deve quindi essere valutato un approccio conservativo, chirurgico o farmacologico in base allo stadio della malattia, al dolore e anche alla probabilità di successo.
Quello che accade è che si manifesta una degenerazione delle cellule che porta alla necrosi. Anche in questo caso viene fatta una visita per determinare lo stadio della malattia e comprendere cosa è ancora possibile fare e soprattutto determinare se la lesione è stabile o instabile. Nel primo caso, la prognosi è buona perché la malattia non è ancora degenerata quindi si può tamponare senza intervenire chirurgicamente, nel secondo caso quando la lesione è instabile ovvero è già molto frammentata, bisogna valutare un’azione mirata.
Sintomi
La sintomatologia può variare da paziente a paziente in quanto molto dipende dall’età, dal proprio pregresso, dall’evoluzione ossea e dal tipo di dolore. Questa patologia si manifesta con morbi e malattie differenti, quindi sebbene sia possibile tracciare un quadro di quelli che possono essere i sintomi, ognuno potrebbe riportare dei deficit differenti. Sicuramente nelle fasi iniziali compare un dolore localizzato, che può essere forte o anche solo indolenzimento.
A seguire la difficoltà di muovere l’articolazione, il gonfiore dell’area interessata, problemi di deambulazione e anche versamenti e liquidi a livello articolare. Ci sono pazienti che manifestano febbre, malessere, perdita di peso, arrossamenti e anche innalzamento della temperatura a livello locale. Questo può talvolta generare confusione nel rilevare la malattia.
Tuttavia, molti soggetti affetti da osteocondrosi sono asintomatici e si rendono conto di avere la malattia solo quando questa viene diagnosticata dal medico.
Proprio per questo motivo sia nei giovani che negli adulti la comparsa di dolori localizzati e persistenti deve essere valutata da uno specialista. Individuare la malattia nello stadio iniziale permette di tenere a bada il problema ed evitare che degeneri. Questo riduce la possibilità per i giovani di riportare dei danni o delle deformazioni o sviluppare patologie più complesse. Attenzione al proprio andamento, ad eventuali fitte o dolori all’anca, alle gambe, ai piedi, da non confondere nell’adulto con l’artrosi.
Cause dell’insorgenza della malattia
Ad oggi non si conoscono effettivamente le cause che possono determinare questa malattia. Gli studi sono in corso. Quello su cui si è certi a livello scientifico è che l’osso subisce un indebolimento. Nei giovani, tale accadimento, è legato all’evoluzione e alla crescita che può portare ad un’ossificazione intensa o meno.
La patologia colpisce prevalentemente il sesso maschile, sia nei bambini che negli adulti, è quindi sorpassata la tesi secondo cui sarebbe attribuibile a lavori fisicamente più usuranti.
Sono stati però indicati dei fattori che possono spingere verso la osteocondrosi, soprattutto a seguito di una necrosi avascolare. Traumi ripetuti, per attività di qualunque tipo, ischemia, ossificazione intensa, fattori genetici ed endocrini possono essere componenti rilevanti del processo.
In base a studi recenti infatti la comparsa del problema sarebbe in molti casi legata ad un mancato afflusso di sangue nell’epifisi, con una degenerazione conseguente denominata “necrosi ischemica”. A seguito di tale fenomeno le cellule della cartilagine impazziscono, si riproducono senza controllo e possono portare al collasso e alla frammentazione dell’osso stesso.
Rimedi
Il trattamento di questa malattia è di tre tipi: chirurgico per i casi più gravi, conservativo e farmacologico negli altri casi.
È possibile effettuare un trattamento conservativo quando l’osso non è totalmente compromesso, quando la malattia è ad uno stadio iniziale e soprattutto quando si verifica nei giovani. In questo caso viene richiesto di tenere un comportamento corretto, di non praticare sport, di stare a riposo.
Anche la fisioterapia e l’immobilizzazione dell’osso possono aiutare. In questo caso però bisogna comunque fare ricorso al gesso e alle stampelle. L’assunzione di calcio e vitamine per le ossa può fornire un valido supporto. Soprattutto nei giovani vengono consigliati dei tutori al fine di evitare la comparsa di deformità che poi, una volta guarita la malattia, si portino avanti nel tempo.
Il trattamento farmacologico non risolve il problema, serve solo per attenuare il dolore e per questo è rivolto soprattutto agli adulti che soffrono di questo problema e che non vogliono ricorrere alla chirurgia o che non possono sottoporsi ad un intervento. Spesso i dolori diventano cronici, tuttavia al di là della semplice somministrazione di farmaci è richiesto ai pazienti di proteggere la zona interessata, evitare traumi, promuovere la riossificazione.
Nei casi più gravi l’unica soluzione è intervenire chirurgicamente. Si opta per questa soluzione per chi è affetto da una patologia in stadio avanzato con una compromissione totale del movimento. L’operazione permette di rimuovere il frammento ed eliminare in modo definitivo il problema.
Esercizi utili
Per l’osteocondrosi di tipo non avanzato esistono una serie di esercizi molto utili. Tutto dipende sempre dallo stadio della malattia e anche dal tipo di manifestazione e di sindrome. Nel caso del morbo di Osgood Schlatter, uno dei più comuni, è possibile lavorare sul quadricipite in modo da lavorare la forza del muscolo e del ginocchio. Con esercizi a carico è anche possibile nel tempo tornare a fare sport.
Invece diversamente per il morbo di Sever gli esercizi da praticare devono migliorare la flessione della caviglia. Si parte sempre dallo stretching, poi si uniscono delle flessioni, un training neuromuscolare e anche un’immobilizzazione con tutore che può aiutare i sintomi.
Per la sindrome di Scheuermann invece è possibile effettuare delle flessioni che servono a livello locale a migliorare la mobilità e quindi ridurre la rigidità. In questo caso è bene anche ridurre l’eventuale sovrappeso.
Tipologie e malattie correlate
Osteocondrosi vertebrale
L’Osteocondrosi vertebrale è la malattia di Scheuerman ovvero una patologia che viene identificata anche come dorso curvo giovanile. Si tratta di un difetto proprio dell’ossificazione dei giovani, quando la zona dorsale assume una curva innaturale che compromette tutta la schiena. Questo aspetto cifotico è dato da deficit dei nuclei epifisari.
Osteocondrosi intervertebrale
Una malattia che si manifesta in modo peculiare nell’adulto. Normalmente quando il corpo invecchia, i dischi riducono la loro altezza, tuttavia quando questi si appiattiscono totalmente e determinano una prominenza in alcuni punti si arriva a parlare di osteocondrosi intervertebrale. Nel tempo questa situazione aggravandosi porta ad un artrosi dell’arco vertebrale, questo vuol dire che il disco iniziare a scivolare progressivamente e si sposta dalla sua sede originale. Ciò causa non solo dolore, ma anche difficoltà di spostamento e quindi una forma sfalsata della colonna vertebrale.
Osteocondrosi tibiale
La sindrome di Osgood-Schlatter è conosciuta anche come osteocondrosi tibiale, una malattia degenerativa a carico della tibia. Questa malattia è tipica degli adolescenti maschi, colpisce solitamente solo una gamba anche se non è da escludere la possibilità che si verifichi su entrambe. Al termine della crescita, una volta che l’osso si ristabilisce questa regredisce fino a scomparire. La comparsa è causata da un problema al tendine e al muscolo che si trova sulla parte anteriore della coscia. A causa di alterazioni nella crescita, unite ad uno stress di quella zona, si determina una frammentazione.
Osteocondrosi dissecante
Questo disturbo porta alla morte e a lesioni molto profonde della cartilagine articolare. Il primo sintomo è il gonfiore localizzato e un profondo dolore. Si avverte come se lo ossa scrocchiassero tra di loro. L’osso viene riassorbito dai tessuti e la cartilagine viene lesionata al punto che fare un movimento risulta quasi impossibile. Negli adolescenti tende ad essere asintomatico mentre negli adulti è manifesto.
Osteocondrosi cervicale
In questo caso la degenerazione ossea colpisce le vertebre cervicali. Un problema molto diffuso divenuto ancora più incisivo negli ultimi anni. I dischi delle vertebre cervicali iniziano una deformazione progressiva, si inizia solamente con un disco e poi piano piano vengono coinvolti i piani adiacenti. Questo comporta un dolore localizzato al collo con talvolta forti emicranie che possono degenerare in gonfiori alle mani e problemi alla vista. Si noti subito inoltre uno squilibrio del proprio andamento.
Osteocondrosi lombare
Questo è un problema che riguarda il torace e la zona lombare, si viene a manifestare una cifosi e talvolta si determina un’alterazione laterale che viene denominata spondilolisi. Anche se si vengono a generare curve differenti che abbracciano una serie di classificazioni diverse, questo tipo di patologia è riconducibile a quella che viene chiamata come scoliosi. Tale patologia può insorgere in tutti i periodi della vita, soprattutto in età infantile e giovanile.
Osteocondrosi al ginocchio
L’osteocondrite dissecante del ginocchio è una patologia che riguarda la cartilagine e l’osso del ginocchio. Solitamente un piccolo segmento si stacca e quindi causa dolore. Un’elevata percentuale giovanile manifesta questa malattia, spesso legata allo sport. Può anche generarsi a seguito di una frattura non guarita o guarita male. In quel caso però non può rientrare a tutti gli effetti nell’osteocondrite perché viene a generarsi dopo un problema sull’osso. La localizzazione del problema è il tratto femorale mediale, qui si racchiude nell’85% dei casi. Anche nei bambini può palesarsi ma solitamente non c’è bisogno di intervenire chirurgicamente in quanto la malattia guarisce nel tempo.
Osteocondrosi al calcagno
L’osteocondrosi localizzata nel calcagno viene denominata nel bambino morbo di Haglund. Riguarda una crescita errata localizzata e quasi sempre è totalmente asintomatica. Il piccolo può talvolta lamentare dolore ma solo mentre pratica sport. L’alterazione comporta una difformità del calcagno con un’esostosi dell’osso. Ovviamente può risultare molto fastidioso per il tessuto molle l’attrito con le scarpe. Un altro problema che può determinarsi è un conflitto con il tendine di Achille e la borsa che si trova tra questi due. Un buon esame clinico rivela subito il problema perché anche se poco doloro è molto esplicito all’occhio.
Osteocondrosi alla caviglia
La lesione al tessuto dell’articolazione della caviglia è molto fastidiosa. Spesso in quest’area deriva da piccoli e ripetuti traumi del tempo a meno che non siano stati riscontrati disturbi nella crescita. La prima cosa è un dolore intermittente, poi una mobilità difficile che finisce con il determinare una rigidità dell’arto e il blocco dell’articolazione. Con la tomografia computerizzata e la risonanza è possibile identificare il problema. Talvolta favorire il riposo della zona, utilizzare la fisioterapia e dei supporti adeguati in stadi non finali può essere utile ad attutire il problema.
Osteocondrosi al piede
Propriamente siamo di fronte all’osteocondrosi dell’astragalo. In questo caso la diagnosi precoce è molto complessa e quindi molto spesso viene fatta in modo tardivo quando la parte già è stata erosa e bisogna quindi intervenire chirurgicamente. Le tecniche innovative permettono di prelevare delle cellule dalla cartilagine e impiantarle sull’osso, così da permettere la rigenerazione. Inoltre è possibile eseguire un prelievo di osso dal ginocchio o creare un innesto che possa recuperare la parte compromessa. Tuttavia, nonostante ciò, spesso il beneficio è solo parziale e il miglioramento non è completo. La zona in questione è molto delicata e quindi si cerca di lavorare in modo da ripristinare almeno l’utilizzo corretto dell’arto riducendo il dolore.
Osteocondrosi alla rotula
La malattia di Sinding-Larsen-Johansson è una patologia degenerativa che riguarda i tendini e la rotula. Comporta un’infiammazione cronica della zona con debolezza localizzata. Si sviluppa spesso in soggetti che fanno sport. Quello che si determina solitamente è la frammentazione della rotula nella parte inferiore. Talvolta questo tipo di malattia può insorgere anche a seguito di una tendinite o una contusione.
Osteocondrosi all’anca
Quando la malattia si sviluppa nei bambini è chiamata malattia di Legg-Calve-Perthes e può riguardare una parte o entrambe del femore. Colpisce i bambini fino ai 12 anni, soprattutto tra i cinque e i sei anni. Il primo problema che viene riferito è un’andatura strana, diversa, dolore che si irradia dall’anca alle ginocchia e poi mobilità ridotta. Possono determinarsi anche problemi agli arti, per questo è utile una diagnosi precoce onde evitare la comparsa di sintomi che compromettano la vita del bambino e il suo sviluppo. Nell’adulto questa patologia è legata al femore e si rapporta soprattutto all’avanzare dell’età. Mentre nel bambino è possibile applicare un gesso o un tutore nell’anziano diventa più complesso gestire il dolore. Si può consigliare la laser terapia, la tecar e gli ultrasuoni per intervenire sul dolore e sul movimento.
Osteocondrosi al tallone
Il dolore nel tallone, soprattutto in età pediatrica è molto diffuso. Nella maggior parte dei casi questo è legato proprio alla malattia di Sever. Questo problema insorge sempre nei primi dieci anni di vita, con un dolore intenso, talvolta rossore e gonfiore. Spesso è difficile arrivare ad una diagnosi corretta. Il calcagno è una parte che continua a crescere e svilupparsi fino ai quindici anni, soprattutto nei bambini che praticano sport è facile che si sviluppi questo problema. Il medico può effettuare una visita e studiare il trattamento più opportuno. Esistono cuscinetti e tutori, talloniere ma si tratta di palliativi in attesa del recupero delle corrette dimensioni del piede. Gli esercizi in questo caso possono essere particolarmente benefici per alleviare il dolore o il fastidio, interventi a livello locale come impacchi di ghiaccio e riposo forzato possono essere utili quando si manifesta il dolore. In sostanza però si tratta di attendere il completamento del processo di crescita, in fase adolescenziale, per vedere la patologia quasi sempre regredire del tutto.
Osteocondrosi alla schiena
Quando si manifesta una semplice compromissione della colonna vertebrale che talvolta viene confusa con spalle curve, collo curvato, inizio di scoliosi, potrebbe essere in realtà una manifestazione già piuttosto avanzata della osteocondrosi alla schiena. Come precedentemente annunciato quando le vertebre della colonna iniziano a comprimersi (cosa che avviene normalmente con l’avanzare dell’età) cambia l’assetto della schiena e quindi la tipica posizione eretta. Oggi queste patologie sono favorite dall’utilizzo spasmodico di sistemi informatici, smartphone e tablet che determinano anche nei giovani delle posture completamente errate. Nei soggetti già predisposti geneticamente, la conseguenza è semplice. Soprattutto laddove si abbia una patologia correlata anche in altre aree del corpo è facile che questa si manifesti a livello della schiena. In età pediatrica non esiste una soluzione definitiva se non assumere corretta postura, fare sport, utilizzare busti e tutori nei casi più marcati. In questo caso può regredire nel tempo con il giusto accompagnamento professionale.
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