Pubalgia: trattamenti, cure, rimedi

La pubalgia è un’infiammazione dolorosa che colpisce tra il 5% e il 18% della popolazione, con una maggiore incidenza tra gli atleti e le donne in stato interessante. Una diagnosi tempestiva è essenziale per individuare il trattamento più idoneo e per permettere al paziente un pronto recupero.

Cos’è la pubalgia?

L’inguine è l’area anatomica situata tra la fine dell’addome e l’inizio delle gambe. In questa regione, detta anche fossa iliaca, lavorano ben 4 muscoli: il muscolo obliquo interno, esterno, il muscolo trasverso dell’addome e la fascia trasversale. La sinergia tra queste porzioni muscolari permette il movimento degli arti inferiori.

La pubalgia è l’infiammazione che insorge all’improvviso e colpisce l’inserzione di questi muscoli con l’osso pubico. La sensazione avvertita è un leggero fastidio che tende a intensificarsi nel tempo se non viene curata nella maniera adeguata. Il dolore si manifesta in seguito a sforzi fisici eseguiti senza un adeguato riscaldamento e può essere accentuato dalla tosse, da movimenti improvvisi oppure dal sollevamento di carichi pesanti.

Pubalgia: quali sono i sintomi?

Il sintomo principale della pubalgia è il dolore che colpisce l’inguine, si estende alla coscia, alla parte inferiore dell’addome e può arrivare fino ai glutei. Nella fase iniziale questa sensazione compare al risveglio o negli istanti che precedono la ripresa dell’attività sportiva.

Se in un primo momento quindi il movimento contribuisce ad alleviare la sintomatologia dolorosa, con il trascorrere del tempo diventa invece una delle cause principali che scatenano il dolore.

Altri sintomi tipici sono i lividi e il gonfiore che possono apparire nell’interno coscia, una sensazione di debolezza o tensione muscolare che diventa mano mano più intensa. A volte capita di sentire dolore quando si alza il ginocchio, si fanno dei movimenti bruschi oppure, nella fase più avanzata, quando proviamo ad aprire o chiudere le gambe. Occasionalmente l’inguine o l’interno coscia sono sensibilmente più caldi rispetto ad altre parti del corpo.

Il dolore non è sempre lo stesso, può essere sordo oppure acuto, soprattutto se non viene effettuata una diagnosi tempestiva. Uno dei sintomi ricorrenti riguarda un’improvvisa difficoltà a urinare che colpisce soprattutto gli uomini. La sensazione è quella di dover svuotare la vescica ma la minzione diventa difficoltosa e soprattutto poco produttiva.

Come si diagnostica la pubalgia?

La pubalgia può essere diagnosticata da un fisiatra o da un medico ortopedico. L’esame clinico si compone di una serie elementi che vanno dall’ascolto della storia clinica del paziente a una serie di test ed esami necessari per valutare l’entità dell’infiammazione.

Uno dei momenti più importanti è senza dubbio la visita perché, tramite la palpazione della zona dolente, lo specialista capirà sia l’entità della sindrome dolorosa sia la sua natura. Non dimentichiamo infatti che i dolori a carico dell’inguine non sono sempre facili da diagnosticare. Il medico quindi deve capire se si tratta di pubalgia oppure di patologie a carico dell’apparato gastrointestinale o urinario, di varicocele o dell’artrosi dell’anca.

La diagnosi differenziale si basa su una serie di esami che lo specialista può prescrivere al paziente per comprendere meglio lo stato e la natura dell’infiammazione. Tra le indagini più comuni ricordiamo l’ecografia muscolo-tendinea, i raggi X, la TAC e la risonanza magnetica con mezzo di contrasto per avere una visione chiara e nitida delle zone colpite dall’infiammazione.

Come si cura la pubalgia?

La prima cosa da fare, dopo la diagnosi di pubalgia, è osservare un periodo di riposo per evitare di continuare a sovraccaricare l’arto. Il medico specialista può prescrivere una terapia a base di antinfiammatori o, nei casi più severi, una cura di corticosteroidi. Dopo 48 ore di riposo, è necessario iniziare a muoversi lentamente. Un ottimo esercizio consiste nell’alzare lentamente la gamba fino ad appoggiare il ginocchio su una sedia. Il movimento deve essere calmo e graduale.

In un secondo momento il paziente può riprendere lentamente l’attività motoria, integrandola con una serie di trattamenti che possiamo definire sia antidolorifici sia antinfiammatori. La tecarterapia sfrutta le proprietà curative del calore che stimolano il microcircolo e aumentano l’ossigenazione dei tessuti. Seduta dopo seduta il flusso sanguigno migliora e lo stato flogistico diminuisce sensibilmente. Accanto alle sedute di fisioterapia, fondamentali per rinforzare e allungare i muscoli doloranti, gli specialisti consigliano l’utilizzo del laser ad alta potenza che ripara tendini e muscoli lesionati e le onde d’urto che hanno la capacità di penetrare in profondità nei tessuti stessi.

L’idrochinesiterapia ha permesso di raggiungere eccellenti risultati in termini di ripresa e rafforzamento dei muscoli. Questo trattamento sfrutta la potenzialità dell’esercizio in acqua che, togliendo la sensazione del peso corporeo, permette di svolgere un quantitativo maggiore di esercizi mirati.

Se la pubalgia è particolarmente resistente si procede con l’intervento chirurgico finalizzato alla ricostruzione del tendine lesionato.

Pubalgia: cure e rimedi naturali

Il ghiaccio è il rimedio per eccellenza alle prime avvisaglie di dolore perché permette di alleviare il fastidio e contrastare l’infiammazione. Per sfruttare al meglio le potenzialità del freddo quindi è sufficiente utilizzare una borsa per il ghiaccio oppure, in mancanza d’altro, una busta di surgelati. Il ghiaccio non deve essere applicato direttamente sulla pelle e dovrebbe essere tenuto nell’area per 15-20 minuti ogni 2 ore.

Le creme a base di arnica, artiglio del diavolo, zenzero o curcuma sono le più indicate per la pubalgia, basta applicarle in loco per provare un momentaneo sollievo.

Per quanto riguarda l’esercizio fisico è sempre meglio seguire il consiglio dello specialista o del fisioterapista. Il fai da te può peggiorare infatti la situazione. Esistono però dei semplici movimenti che possono aiutare a stare meglio. La classica posizione a farfalla ad esempio, aiuta ad allungare dolcemente i muscoli inguinali così come la posizione del cavalier servente unita a una respirazione diaframmatica.

Uno degli esercizi più efficaci, da eseguire solamente sotto la stretta sorveglianza dello specialista, è il Plank. La tensione addominale generata dallo stretching aiuta infatti a stirare e riallineare i muscoli che interessano la zona inguinale.

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